Questo libro, Mansueto e umile, di Dane Ortlund è fantastico!
È un’incredibile cristologia con una profonda devozione a Cristo. Questo è un testo che chiunque può leggere. Non potrò mai dirlo abbastanza.
Lasciate che ve lo dica, ho riportato solo 20 citazioni, ma sono state difficili da scegliere. Ho sottolineato più del 50% del libro, scrivendo molte volte “meraviglioso”, “buono” o “stupendo” accanto a qualcosa di sottolineato. Lascerò che queste 20 citazioni dicano più di quello che posso:
Docile. Umile. Mansueto. Gesù non è uno dal grilletto facile; non è un rude, un reazionario né tantomeno qualcuno che si esaspera facilmente. Lui è la persona più comprensiva dell’universo. Ciò che gli viene più naturale è aprire le braccia, non puntare il dito.
La verità essenziale racchiusa nel termine “umile” è che Gesù è accessibile. Nonostante la sua gloria rifulgente e la sua abbagliante santità, pur nella suprema unicità e alterità che lo caratterizza, la storia dell’umanità non ha mai visto persona più avvicinabile di Gesù Cristo.
Se ci chiedessero di dire una sola cosa sul carattere di Gesù, onoreremmo i suoi insegnamenti se la nostra risposta fosse: “egli è mansueto ed umile”.
Come l’elio è per il palloncino, così è il giogo di Gesù per i suoi discepoli. Mentre avanziamo in questa vita, lasciamoci incoraggiare dalla sua infinita mansuetudine e dalla sua umiltà sommamente accessibile. Lui non si limita a incontrarci nella nostra situazione di bisogno; lui vive con noi quella situazione. Questo è il suo vero cuore. Questa è la ragione principale che lo muove.
Più e più volte sono proprio le persone moralmente ripugnanti, quelle socialmente ingiuriate, quelle imperdonabili e immeritevoli, a ricevere non soltanto la grazia di Cristo ma a essere collocate nel baricentro della sua azione.
Quando parliamo del cuore di Cristo, non stiamo parlando di un attributo piuttosto che di un altro, ma ci stiamo domandando chi egli sia a un livello più profondo, cosa sgorghi più naturalmente e istintivamente da lui.
È impossibile esagerare nel celebrare l’amorevole cuore di Cristo. Esso non può essere scandagliato ma può, al contrario, essere facilmente sottovalutato o dimenticato. Traiamo troppa poca forza da esso. Parlando del vero cuore di Cristo non si rischia di lasciare indietro la parte severa del suo carattere: il nostro unico scopo è quello di seguire la testimonianza della Bibbia mentre ci addentriamo nella sorprendente scoperta di chi è Gesù.
Lo stesso Cristo che pianse sulla tomba di Lazzaro piange oggi con noi nei nostri momenti di solitaria disperazione; lo stesso Gesù che andava incontro ai lebbrosi e li toccava oggi ci circonda col suo braccio quando ci sentiamo incompresi ed emarginati; colui che raggiungeva e purificava chi si trovava nei guai oggi si protende verso le nostre anime e risponde alla nostra stentata supplica di misericordia con l’invincibile potenza purificatrice di chi non riesce a fare altrimenti.
Egli non si sente turbato e frustrato quando, gravati dai nostri bisogni e dai nostri vuoti, andiamo a lui per essere ristorati e perdonati. Ecco il punto: egli è venuto per guarire. Egli è sceso negli orrori della morte e ne è venuto fuori per provvedere un illimitato supporto di grazia e misericordia al suo popolo.
Quando venite a Cristo per ricevere misericordia, amore e aiuto nell’angoscia, nella debolezza e nella peccaminosità, vi state muovendo in accordo ai suoi più reconditi desideri, non in opposizione a essi.
Le nostre difficoltà fanno scaturire da Cristo una profondità di sentimenti che va ben oltre ciò che possiamo immaginare.
Non ci tratta rudemente, non aggrotta le sopracciglia sgridandoci; non ci urla contro come forse facevano i nostri genitori. Tutta questa posatezza non deriva da una visione diluita del nostro peccato, perché egli ha una consapevolezza del nostro peccato molto più profonda e accurata di noi. Infatti, noi conosciamo soltanto la punta dell’iceberg della nostra depravazione, perfino nei momenti di maggiore auto-consapevolezza. Il fatto che Gesù sia così ponderato deriva soltanto dalla tenerezza del suo cuore verso il suo popolo.
Gesù non riesce a evitare di tendere le braccia verso di voi così come un padre amorevole non riuscirebbe a non tendere le braccia verso il suo amato figlioletto. Il cuore di Gesù è proteso verso di voi e niente può incatenare il suo affetto al cielo, perché il suo cuore trabocca oltremisura di tenero affetto.
Guardate Gesù: egli vi tratta con delicatezza, poiché è l’unico modo in cui egli può agire. Egli è il sommo sacerdote che pone fine a ogni antico sacerdozio. Fintanto che vi concentrate sul vostro peccato, non riuscirete a trovare un modo per mettervi al sicuro; se fissate lo sguardo su questo sommo sacerdote, non riuscirete più a vedere alcun pericolo. Guardando dentro di noi, potremo soltanto aspettarci la collera del cielo; guardando a Cristo, ci aspetteremo soltanto mansueta dolcezza.
I peccatori caduti e ansiosi hanno una capacità pressoché inesauribile di concepire ragioni per cui Gesù potrebbe respingerli. Noi tutti siamo fabbriche di sempre nuove resistenze all’amore di Cristo. Perfino quando rimaniamo a corto di motivazioni tangibili (ovvero peccati o fallimenti specifici) per essere cacciati fuori, tendiamo a conservare una vaga sensazione che, dopo un po’ di tempo, Gesù si stancherà di noi e preferirà tenerci a debita distanza.
Non riusciremo mai a trovare una ragione per cui Cristo possa chiudere la porta del proprio cuore in faccia a una delle sue pecore, perché una ragione del genere non esiste. Ogni amico umano ha un limite: se offendiamo oltre quel limite, se tradiamo oltre quel limite, la relazione ne esce danneggiata e veniamo cacciati fuori. Si alza il muro. Con Cristo, i nostri peccati e le nostre mancanze non sono altro che la sintesi dei requisiti che ci qualificano per avvicinarci a lui. Non occorre fare altro se non andare a lui, la prima volta alla conversione e poi altre migliaia di volte fino al momento in cui saremo con lui dopo la morte.
Se siete parte del corpo di Cristo, i vostri peccati suscitano compassione e pietà dal profondo del suo cuore; egli “prende parte con voi”, ovvero è dalla vostra parte. Vi spalleggia, non si schiera contro di voi a motivo del peccato. Egli lo odia, ma ama voi. Noi comprendiamo questo, dice Goodwin, quando consideriamo l’odio di un padre verso una terribile malattia che affligge il figlio: il padre detesta quel disturbo mentre ama il figlio e, in una certa misura, la presenza della malattia attrae il cuore del padre ancora di più verso il figlio.
I peccati di coloro che appartengono a Dio aprono cateratte di compassione dal suo cuore. La diga si rompe. Non è la nostra bellezza che conquista il suo amore, ma quelle cose che ci rendono poco amabili.
Il suo cuore è una realtà costante che attraversa ogni tempo. Non che il suo cuore pulsasse d’amore per il suo popolo quando era sulla terra e si sia esaurito adesso che è in cielo; non che l’impeto straripante di misericordia che lo ha condotto alla croce adesso si sia arrestato fino alla quasi totale indifferenza. Il suo cuore è attratto dal suo popolo adesso così come lo era nel suo stato incarnato, e la presente manifestazione del suo cuore verso il suo popolo è il suo costante intercedere in loro favore.
Egli si alza in vostra difesa sulla base dei meriti delle proprie sofferenze e della propria morte. La vostra salvezza non è basata su una formula salvifica, ma su una persona salvifica. Quando peccate, il suo potere riparativo è più grande del peccato stesso. Quando i suoi fratelli e le sue sorelle falliscono e inciampano, egli si alza in loro difesa perché è così che egli è. Non può sopportare di lasciarci da soli a difendere noi stessi.
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