Le “operazioni di pulizia” per cacciare gli immigrati clandestini sono iniziate a Mosca, in piena campagna elettorale per le municipali di settembre. E’ stata pure costruita una tendopoli per i clandestini fermati e in attesa di rimpatrio, ma per i difensori diritti umani è “illegale”. Mosca (AsiaNews) – Quasi duemila fermi solo a Mosca e dintorni e altre centinaia di arresti in cantieri e mercati ortofrutticoli su parte del territorio nazionale: San Pietroburgo, Perm Tyumen, Volgograd, Kamchatka, Udmurtia. E’ il risultato della campagna “contro gli immigrati illegali” lanciata a fine luglio dalle autorità della capitale ed estesasi in pochi giorni anche alle regioni, tra il sostegno dei russi e le critiche dei difensori per i diritti umani.
Tutto è iniziato dopo che un poliziotto è stato assalito il mese scorso, mentre cercava di arrestare il presunto responsabile di un’aggressione sessuale in un mercato di generi alimentari della capitale. Un fatto minimo, per quanto spiacevole, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’amministrazione di Serghey Sobyanin – che a settembre corre per un nuovo mandato da primo cittadino – ha dato così il via alle zachistki (operazioni di pulizia), termine entrato in uso durante le guerre cecene. Per ospitare temporaneamente il gran numero di clandestini fermati dalle forze dell’ordine, nel quartiere di Golyanovo, è stata allestita una tendopoli, il cui status giuridico non è ancora chiaro. Molti dei migranti fermati – circa 600 – sono di origine vietnamita e alcune decine di loro sono già stati rimpatriati. Tra i lavoratori illegali fermati anche uzbeki, tagiki, kirghizi siriani, egiziani e afghani. Le condizioni disumane del campo – sovrappopolato e dove è negato l’ingresso agli avvocati dei migranti – sono state denunciate dalle organizzazioni per i diritti umani e hanno sollevato le preoccupazioni di alcune ambasciate, come quella di Hanoi.
Svetlana Gannushkina, direttore del gruppo Assistenza Civile – che si occupa di diritti dei rifugiati – ha definito la tendopoli di Mosca come “un posto di detenzione illegale”, dove sono finite anche persone con regolare permesso di soggiorno russo. Human Rights Watch ha chiesto all’amministrazione comunale di chiudere il campo e mettere fine a una campagna che, a loro dire, prende di mira gli immigrati solo per la loro nazionalità o il colore della pelle.
Sobyanin si è difeso, assicurando che “è tutto assolutamente normale”. “In ogni Paese, quando si verifica una situazione d’emergenza, il governo inizia ad agire in modo più severo”. Nonostante le proteste, la campagna non sembra dover finire a breve: il Servizio federale per l’immigrazione sta progettando la costruzione di oltre 80 campi di accoglienza temporanea per gli immigrati illegali e ha annunciato che amplierà, di almeno 4500 dipendenti, il suo organico.
Secondo alcuni analisti, il piano “contro i migranti clandestini” rientra nella campagna elettorale di Sobyanin, candidato del Cremlino, a caccia di ampio consenso per passare al primo turno. Il sentimento xenofobo tra i russi, in particolare nella capitale, è molto alto e riguarda anche la fascia più istruita e giovane dell’elettorato. Stando a stime della presidenza russa, in tutta la Federazione gli immigrati irregolari sarebbero oltre 10 milioni. Cifra a cui – spiegano gli esperti – si è arrivati in 15-20 anni di crescente corruzione tra funzionari pubblici e settore imprenditoriale, che sfrutta la manodopera a basso costo degli immigrati.
Le zachistki -fanno notare gli attivisti civili – rischiano, però, di alimentare le sempre infuocate tensioni interetniche e interreligiose soprattutto nelle grandi città, dove i numerosi mercati e cantieri edili impiegano molti immigrati dalle ex repubbliche sovietiche e dal Caucaso russo, i cui abitanti – per lo più musulmani – vengono trattati come immigrati nonostante siano cittadini russi.
Intanto, è stata lanciata una petizione per chiedere al comune di Mosca di chiudere la tendopoli di Golyanovo; aprire un’inchiesta sulle violazioni dei diritti dei migranti; restituire loro i documenti sequestrati, garantendo a tutti l’incontro con avvocati e rappresentanti della stampa.
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