ROMA – In un messaggio dell’Alleanza evangelica italiana (AEI), il significato e le motivazioni della Settimana mondiale di preghiera indetta dall’Alleanza evangelica fin dal 1861 a metà gennaio. Da rilevare – come segnala AEI in una nota a margine del messaggio – che La “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” patrocinata dal CEC e dalla Chiesa cattolica romana è nata molto più tardi (1958) per iniziativa del “Centro ecumenico per l’unità cristiana” di Lione. Le due iniziative hanno visioni dell’unità cristiana profondamente diverse e non devono essere confuse. La Settimana dell’Alleanza Evangelica si basa sull’unità tra i nati di nuovo, quella ecumenica sull’unità tra i battezzati delle chiese.
Il messaggio di AEI:
«A partire dal 1861, l’Alleanza promuove la Settimana Mondiale di Preghiera (SMP) a metà del mese di gennaio. Quest’anno le date sono da domenica 12 a domenica 19 gennaio. All’inizio fu qualcosa di rivoluzionario, perché i suoi ideatori erano convinti che, senza dover rinunciare alla propria specifica identità, fosse possibile a credenti di diverse chiese, uniti dalla stessa fede nel Gesù presentato nelle Scritture, fraternizzare attraverso la preghiera. Si trattava, non di pregare per ritrovare un’unità perduta, ma di rallegrarsi piuttosto perché si era uniti in Cristo, nonostante diversità secondarie.
L’Alleanza non nacque sotto la spinta di sollecitazioni burocratiche, o del bisogno di visibilità, o della possibilità di sentirsi più forti. Prese origine, invece, da un autentico fervore spirituale e dottrinale.
Fin dal suo sorgere l’Alleanza ha sostenuto la necessità del reciproco riconoscimento tra credenti sulla base di una comune piattaforma dottrinale. Essa non ha mai dato per acquisito il consenso né ha fatto conto che esista, ma ha piuttosto cercato di testimoniarlo.
In genere, ogni anno un’Alleanza evangelica di un Paese diverso provvede a fornire i materiali per la SMP. Quest’anno è toccato alla Svizzera e il materiale è stato pubblicato dal trimestrale di AEI Ideaitalia e si trova da pagina 6. sono incoraggiati incontri tra credenti di chiese diverse e momenti speciali di preghiera all’interno delle singole chiese.
La SMP non ha nulla a che vedere la settimana ecumenica per l’unità dei cristiani. Ecco perché:
– La parola “unità” è una delle più usate e abusate nel vocabolario cristiano contemporaneo. Tutti parlano di unità e tutti si dicono a favore dell’unità. In questo bailamme assordante, la domanda essenziale è: di quale unità stiamo parlando? Qual è il criterio dell’unità cristiana? Semplificando, ma non stravolgendo la realtà, ci sono due risposte che si confrontano: una visione ecumenica e una visione evangelica dell’unità.
– L’unità ecumenica. Il documento ecumenico “Battesimo, eucaristia, ministero” (BEM) del 1982 sostiene che l’unità cristiana è fondata sul battesimo impartito in nome della Trinità. Il battesimo è pensato come la condizione dell’unità e i battezzati sono uniti tra loro in virtù del battesimo ricevuto dalle chiese che l’hanno amministrato. Le chiese hanno quindi il compito di riconoscere i reciproci battesimi e di lavorare per consolidare l’unità già esistente in ragione del battesimo. Nella visione ecumenica, si può anche dire che i cristiani sono uniti in quanto sono battezzati. Questa visione dell’unità è fatta propria da un largo fronte che comprende la Chiesa cattolica romana e il Consiglio ecumenico delle Chiese ed è la piattaforma su cui viene celebrata la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”.
Questa visione è biblicamente sbagliata. Essa sposa una comprensione del cristianesimo che riconosce come credenti tutti i battezzati, a prescindere dalla professione di fede e dalla vita di fede delle persone. La realtà è che molti battezzati non sono credenti e quindi non appartengono a coloro che sono uniti a Dio e che sono i destinatari dell’invito biblico a conservare l’unità. In pratica, la visione ecumenica sbaglia perché eleva il battesimo a criterio fondante dell’unità, mentre nella Scrittura l’unità è già data tra i credenti. L’unità cristiana è semmai fondata su Gesù Cristo ed è praticata dai credenti in Lui. Il battesimo dei professanti testimonia quest’unità già data, ma non la fonda, né è la garanzia che tale unità esista davvero se non è vissuta nella fede personale dei credenti in comunione con la chiesa.
– L’unità evangelica. La confessione di fede dell’Alleanza Evangelica, uno degli organismi rappresentativi del mondo evangelico globale, parla della “unità di tutti i veri credenti”. L’importanza del battesimo non è per niente disconosciuta ma relativizzata rispetto alla grazia ricevuta per fede e vissuta concretamente nella vita dei credenti. L’unità in Gesù Cristo è un dono condiviso da chi crede, in modo trasversale alle appartenenze ecclesiali e in modo reale anche in presenza di differenze secondarie.
Nel suo libro “La base dell’unità cristiana” (Mantova, Passaggio 1997), Martyn Lloyd-Jones ben riassume l’insegnamento biblico sull’unità. Innanzitutto, l’unità è prodotta dallo Spirito Santo e riguarda le persone rigenerate; essa è opera di Dio ed è estesa a coloro che “sono stati dati” a Cristo dal Padre (Gv 17,6.9.11), a quelli che sono stati “chiamati a una sola speranza” (Ef 4,4). Proprio perché è data da Dio, l’unità è un privilegio esclusivo dei credenti. Queste, e non altre, sono le persone per cui Gesù prega il Padre: “che siano uno” (Gv 17,21). In secondo luogo, la condizione imprescindibile per la conservazione dell’unità è la comune confessione nell’unico e vero Dio rivelato nella Bibbia. L’unità non può andare a scapito della verità evangelica ma, al contrario, è fondata su di “una sola fede” (Ef 4,5) e sulla parola del Signore che è verità (Gv 17,17). Terzo, l’unità ha una dimensione spirituale primaria, anche se necessariamente si manifesta visibilmente (Gv 17,20-23; Ef 4,3). L’unione delle tre persone della Trinità è indicativa della natura dell’unità tra i credenti: essa è prima di tutto spirituale. Da ultimo, l’unità tra i credenti deve essere conservata fino al raggiungimento della sua pienezza escatologica (Gv 17,11 ed Ef 4,3.11-16).
In quest’ottica, l’unità non deve essere creata artificiosamente ma preservata e promossa fino a quando sarà completamente realizzata dal Signore nel compimento dei tempi. Questa visione è la piattaforma su cui, dal 1846, viene vissuta la “Settimana Mondiale di Preghiera” promossa dall’Alleanza Evangelica.
Non basta dire “unità, unità” per avere l’unità cristiana. Anche nel mondo evangelico, c’è grande approssimazione nel capire i termini e il senso delle iniziative a favore dell’unità. Per essere cristiana, bisogna che l’unità abbia contenuti biblici, altrimenti è un altro tipo di unità». [ldc/gp]
Il sito dell’Alleanza evangelica italiana: AEI
Fonte: http://www.evangelici.net/
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