1° novembre – festa cattolica: Tutti i Santi… Ma c’è, pure, chi vive libero senza paraocchi!

papi-3Oggi si festeggiano, per il calendario cattolico, tutti i santi. Ovvero tutti quegli uomini e donne che, nel corso della storia secolare della Chiesa Cattolica sono stati, da un gruppo di uomini, prima resi beati e infine santificati. Resi degni, quindi, di venerazione.
In soldoni questa la complicata dottrina cattolica. La realtà biblica, depurata da tutti gli orpelli che si sono aggiungi via via nel corso dei secoli, è ben diversa.
Riflettiamo un attimo sulle parole Santo e  Santità. Secondo la rivelazione biblica, la santità è:
1. Una qualità fondamentale di Dio e del suo Spirito.
2. Una virtù indispensabile per ogni vero credente.
3. Un attributo di certi oggetti, luoghi. giorni, date, azioni, ecc.
La parola ebr. kadosh significa puro, fisicamente, ritualmente, e soprattutto moralmente, spiritualmente. A volte si deve tradurre « separate », messo a parte, consacrato (cfr. Luca 2:23 che cita Es. 13:2). Certi autori mettono troppo esclusivamente avanti l’idea di separazione, ma è vero che la purezza consiste nell’esser separato da ogni contaminazione, da ogni peccato (cfr. Lev. capp. 19-22, dove è piu volte ripetuto l’ordine d’esser santi). Quando Isaia udi i serafini proclamare: « Santo, santo, santo è l’Etemo …! », gridò: « Ahi, lasso me… Poichè io sono un uomo dalle labbra impure … ». Allora fu tolta la sua iniquitä, il suo peccato fu espiato (Is. 6:2-7). Ecco la purificazione per essere santi! Secondo 2 Cron. 29:15, i Leviti si santificano per poter purificare la casa dell’Eterno. Esser santi e l’opposto d’esser contaminati (Agg. 2:12,13; cfr. Lev:11:43,44).

Il N.T. usa il termine « agios », che pure significa talvolta separate, consacrato, appartato (Luca 2:23), ma più sovente « puro ». Esser santi è essere « senza macchia, senza ruga o cosa alcuna simile (Ef. 5:26,27), ed in 2 Cor:7:1 leggiamo: Purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timor di Dio ». Se a volte nell’A.T. si tratta di santità essenzialmente rituale, la nozione diventa, con il progredire della rivelazione, sempre più spirituale e morale. Tuttavia vi sono anche oggetti santi: luoghi, dimore, città, abiti, ma soprattutto il Tabernacolo ed il Tempio, con tutto ciò che serve al culto. Vi sono sante convocazioni, una nazione ed un popolo santo, ecc. (Es. 20:8; 30:31; 31:10; Lev:21:7; 23:4; Num:5:17).

La nostra santità è strettamente legata a quella di Dio. « E mi sarete santi, poichè, io, l’Eterno, son santo, e v’ho separati dagli altri popoli perchè foste miei» (Lev:20:26). Se questo passo menziona la separazione, tutto il capitolo parla anche della purezza della condotta. Studiamo accuratamente ciò che la Bibbia ci dice della santità di Dio:

La santità di Dio è la sua qualità essenziale, fondamentale. La sua purezza assoluta, immacolata, manifesta la sua gloria risplendente, eterna.

« Santo, santo, santo è l’Eterno … tutta la terra è piena della sua gloria » (Is. 6:3; 57:15). Questa santità ci spinge all’adorazione: « Prostratevi dinanzi allo sgabello de’ suoi piedi. Egli è santo » (Sal. 99:5; 103:1).

La santità di Dio si manifesta sia nella sua giustizia che nel suoamore. La sua giustizia l’ob-bliga a punire il peccatore; ma essa è inseparabile dal suo amore, che cerca di salvarlo: « Sono il Santo … e non verrò nel mio furore » (Os. 11:9). Una giustizia senza amore non è santa; esempio: la giustizia implacabile d’un tribunale. Ma un amore senza giustizia neppure è santo; esempio: l’amore senza severità d’una madre troppo debole. L’arca del patto illustra molto bene ciò: il propiziatorio, il coperchio d’oro sul quale si spargeva il sangue dell’espiazione, simboleggia la grazia, l’amore di Dio; ma sotto di esso si conservava il rotolo della Legge, rappresentante la giustizia del Dio che perdona. Giacchè lo scopo del perdono, è quello di ristabilire l’ordine morale. Ecco l’essenza della santità, sulla quale vegliavano simbolicamente i due cherubini d’oro. Numerosi passi biblici associano strettamente la giustizia e l’amore di Dio, mentre è sempre sottintesa la nozione di santità, almeno nel contesto. I termini usati sono a volte « fedeltà e bontà », « ira e misericordia », « castigo e grazia ». II decalogo dice che Iddio punisce l’iniquitä, ma che fa anche misericordia (Es. 20:5,6). Citiamo soltanto ancora Sal. 78:38; Is. 54:5-8; 57:15-18; 60:9,10; Sal. 98:1-3). II Signore rimprovera ai Farisei di trascurare « la giustizia e l’amor di Dio » (Luca 11:42). Paolo dice che la grazia regna attraverso la giustizia e che « l’amore è l’adempimento della legge» (Rom:5:21; 11:22; 13:10).

La santità di Dio, da cui dipende la nostra, è dunque effettivamente la combinazione d’una giustizia o purezza assoluta e d’un amore infinito. Ciò ci porta a costatare che la manifestazione suprema della santità di Dio e la morte espiatrice del suo Figlio. La croce del Calvario è l’espressione sublime dell’unità realizzata fra la sua giustizia severa ed il suo amore redentore. Quanto all’importanza della nostra santità, ricordiamo che il Cristo ritornerà « per esser… glorificato nei suoi santi » (2 Tess. 1:10).

Secondo la Bibbia, quindi, oggi è la festa di TUTTI i veri credenti (per veri non è da intendere evangelici, cattolici o Testimoni di Geova, ma che sono nati a Nuova Vita, convertiti al Cristo vivente).
Infatti, è scritto: I santificati in Cristo Gesù (cioè resi santi da Gesù) sono chiamati ad essere santi, con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del nostro Signore Gesù Cristo!

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