L’epidemia sta peggiorando e, come gli iraniani e altri prigionieri rilasciati dalle carceri pakistane, anche i cristiani dovrebbero essere liberati immediatamente. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha chiesto al governo pakistano di rilasciare questi prigionieri.
Karachi (AsiaNews) – Il 18 giugno 2020, è stata organizzata una protesta (nella foto) dal Partito cristiano nazionale di fronte al Karachi Press Club, per l’immediata liberazione di 24 prigionieri accusati di blasfemia, durante la pandemia, detenuti in diverse carceri della provincia del Punjab. La manifestazione anche contro il rapimento di ragazze delle minoranze e le loro conversioni forzate.
I partecipanti tenevano in mano cartelli e striscioni che chiedevano il rilascio dei 24 cristiani, scandivano slogan e chiedevano al governo di prendere sul serio la questione.
Shabir Shafqat, il capo del Partito cristiano nazionale, (nella foto) nelle sue dure parole ha detto che la loro protesta è uno schiaffo sui volti di tutti quei leader che sono seduti all’estero e fanno politica e parlano per i diritti della minoranza cristiana in Pakistan, ma non sollevano tali problemi.
Ha anche affermato che la situazione dell’epidemia sta peggiorando e, come gli iraniani e altri prigionieri rilasciati dalle carceri pakistane, anche i nostri innocenti 24 cristiani dovrebbero essere liberati immediatamente. Shabir ha aggiunto che molti prigionieri sono stati rilasciati per il coronavirus, ma in Pakistan non c’è pietà per quelli della minoranza.
Nel corso della stessa protesta è stato anche reso noto che Shakeel Anjum (un pakistano nazionale americano, giornalista e personaggio pubblico) ha registrato , come prigionieri religiosi otto detenuti per blasfemia nelle carceri pakistane. Shakeel ha anche chiesto alle autorità degli Stati Uniti di prendere atto degli innocenti cristiani bloccati con l’inganno nella blasfemia. In proposito, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha chiesto al governo pakistano di rilasciare questi prigionieri religiosi immediatamente, a causa dell’epidemia del coronavirus.
Il pastore David Khushi della chiesa protestante di Karachi nei suoi commenti ha chiesto alle autorità e in particolare al primo ministro Imran Khan di prendere immediatamente atto di questo problema, e ha anche chiesto alla comunità nazionale e internazionale di evidenziare e sollevare le questioni degli innocenti accusati di blasfemia e dei matrimoni e delle conversioni forzati di ragazze della minoranza in Pakistan.
Dal 2004 il Pakistan ha emesso almeno 4.500 condanne a morte, una media di una al giorno e da allora il Pakistan ha giustiziato 515 persone, mentre altre 4.225 attendono l’esecuzione nel braccio della morte.
Nella prima settimana del giugno 2020, i gruppi per i diritti dei prigionieri, durante la pandemia di coronavirus, da tutto il mondo hanno chiesto una moratoria mondiale sulla pena di morte. Allo stesso modo l’organizzazione non governativa pakistana, Justice Project Pakistan (JPP), che rappresenta i prigionieri e la World Coalition against the Death Penalty ha invitato tutti i Paesi a porre fine alle esecuzioni poiché durante la pandemia è impossibile celebrare processi equi e una giusta rappresentanza legale.
di Shafique Khokhar | Asianews.it
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